Tra San Quirino e Cordenons nel medioevo avremmo ritrovato ampissime praterie su suoli ghiaiose frequentate da greggi di pecore. A partire dalll’800 queste zone furono messe a coltura e l’arrivo delle condotte d’acqua nella seconda metà del Novecento finirono per cambiare completamente l’aspetto di questi luoghi. L’assetto stradale è antico ma I paesaggi di agricoltura sono del tutto nuovi. Qui cercheremo di visitare alcune delle migliori e nuove imprese che stanno lavorando sui temi dell’agricoltura di prossimità.

Il punto di ritrovo è presso il parcheggio dell’Azienda Le 4 Stagioni (via San Quirino 31), il 04 Giugno 2023 alle ore 09:30. Qui riporteremo, alla fine dell’escursione, gli autisti per recuperare le auto.

Alla fine dell’escursione per chi si vorrà fermare abbiamo organizzato presso l’agriturismo Il Faggio una cena leggera biologica al costo di circa 20 euro.
Con questa cena all’aperto chiuderemo le escursioni di primavera in attesa di riprendere ad autunno.

Invia la richiesta di prenotazione a: info@magredierisorgivefvg.eu
oppure chiama: +39 340 8645094 (Moreno)

L’iscrizione all’escursione solleva gli organizzatori da ogni responsabilità derivante dalla partecipazione all’iniziativa per eventuali incidenti o infortuni

Tempo di percorrenza: 6 ore (escluso il pranzo)
Numero massimo di partecipanti: 40 persone
Pranzo: pranzo al sacco

Un inquadramento geografico

L’escursione ci permetterà di attraversare porzioni di territorio che un tempo erano fortemente coltivate e altre che erano utilizzate quasi esclusivamente per il pascolo. I villaggi di San Foca, Sedrano, San Quirino erano delle sorte di isole all’interno di enormi praterie. Solo nella zona di Villa Sgraffa, l’attuale Villa d’Arco, pochi coloni potevano contare su una produzione di terre arative anche se erano sempre soggette alla carenza di acqua.

Cordenons sorse come un sistema sgranato di borgate costruite lungo la linea delle risorgive. Nei pressi delle case l’acqua si trovava, ma a monte, verso San Quirino, era rara e c’era da sperare di riuscire a portare a termine i raccolti.

I villaggi furono fondati nelle aree più ricche da un punto di vista della potenza del suolo, ma non sarebbero nati senza la presenza di una roggia artificiale.

La roggia di San Quirino diventa strada


La roggia di San Quirino dal XII secolo fino alla metà del Novecento è stata la principale risorsa idrica del territorio asciutto dell’alta pianura friulana. La sua origine era al Partidor e aveva il compito di servire all’abitato di San Foca e a quello di San Quirino. Dopo aver alimentato molino e opifici la roggia si divideva per prendere la direzione di Roveredo e Cordenons. Per riuscire a far correre l’acqua sopra le ghiaie era normale costruire un canale rivestito di sassi e come mostra l’immagine seguente si trattava di uno scavo leggermente arginato. L’acqua scendeva secondo la pendenza allontanandosi naturalmente dal fiume che era pensile e il disegno un poco incerto della linea che conduceva l’acqua ai due molini probabilmente era dovuto alla necessità di interpretare le micromorfologie del suolo cercando di assecondarlo. A monte l’acqua doveva essere tenuta alta per aumentare la forza sul salto, a valle l’acqua transitava per il paese in un modo domestico ed era utilizzata sia per abbeverare gli animali che rientravano la sera dal pascolo, sia per lavare la biancheria.
Nel Novecento la roggia di San Quirino fu spostata e al posto della vecchia linea d’acqua oggi troviamo una strada pubblica via Molino di Sotto o Montereale che attraversa quelle che nel medioevo erano le terre pubbliche che dividevano San Foca da San Quirino e che ora sono completamente coltivate.

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Il villaggio dei Templari

Alla fine del dodicesimo secolo il territorio di San Quirino, che era originariamente sottoposto al re stiriano, fu donato ai cavalieri templari. I motivi della donazione sono facilmente intuibili. San Quirino si trovava in territorio austriaco lungo una strada detta Regia che conduceva a un importante porto commerciale, Pordenone. L’insediamento permetteva ai cavalieri templari di realizzare una stazione di sosta posta a poche ore di marcia dal porto di Pordenone. Monaci e pellegrini avrebbero potuto trovare ospitalità in un villaggio prima di procedere alla volta di Venezia. La cessione di tutto il villaggio e delle sue terre avrebbe garantito ai cavalieri un reddito da impiegare per mantenere la stazione di posta, la “Mason” alla francese, e il finanziamento di azioni lontane. La Mason non fu realizzata all’interno del villaggio, ma sul bordo dello stesso, seppure nei pressi della roggia che andava a Roveredo. La scelta di tenere distante l’ospedale per i pellegrini era anche suggerita dal pericolo delle epidemie e per questo motivo l’ospizio templare e il villaggio finirono per dialogare a distanza.

La Braida dei Correr era una grande area cinta da un alto muro e circondata a nord e a ovest dalla roggia diretta verso il molino. Archivio Cavalieri di Malta Venezia.
Questa elaborazione su base cartografica del 1805 mostra i diversi sestieri agrari di San Quirino e la zona delle Tese posta poco a sud della roggia pubblica

La chiesa di San Quirino

La chiesa di San Quirino racchiude nella titolazione al santo croato-ungherese anche il toponimo dell’insediamento antico. Questo era abbastanza frequente nell’età della colonizzazione bassomedievale e quando sorse il villaggio, nel XII secolo il protettore poteva fare la differenza. Per questo motivo nella zona i santi che hanno influenzato il nome del paese sono molti: San Martino di Campagna con il gemello del Tagliamento, San Leonardo, San Vito, San Foca, ecc. La nascita del villaggio fu garantita dal fatto di poter rifornire di acqua le campagne e gli agricoltori e non è un caso se la chiesa sorse proprio nel punto in cui la roggia si divedeva in due per rifornire anche Roveredo e Cordenons. La prima chiesa dedicata a Quirino , vescovo martire di Savaria, era difesa da una cortina muraria in muratura. All’interno del recinto c’era la chiesa e qualche piccolo magazzino da usare durante qualche possibile attacco. All’interno c’era anche il cimitero del paese. L’edificio fu ricostruito e probabilmente ampliato nel XVI secolo e nel 1584 misurava circa 19 metri di lunghezza per sette di larghezza. L’esigenza di ristrutturare la chiesa si fece sentire mano a mano che caddero le mura promuovendo la costruzione del palazzo dei Cattaneo che si inserì adattandosi nell’impianto tra il sagrato e la roggia. Costruita nel XVI sec. e ingrandita in forma basilicale tra il 1865 e il 1869, la chiesa ha facciata a salienti con corpo centrale tripartito da quattro lesene, affiancata dal campanile databile al XVIII sec. L’interno ha tre navate con copertura a volte a vela nell’aula centrale e a crociera su quelle laterali. All’interno gli altari e le opere d’arte sono per lo più tardo settecenteschi e l’altar maggiore e quello del Rosario sono di Gio. Battista Bettini. Le due pale d’altare, quella raffigurante la Trinità e San Quirino e quella della Madonna del Rosario sono attribuite a Pietro Antonio Novelli.

Villa Cattaneo

La famiglia Cattaneo, di origine bergamasca, era una delle più insigni di Pordenone e svolgevano attività di mercatura legata ai tessuti. Tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 la famiglia cominciò a diversificare i suoi investimenti comperando terre anche in ambito sanquirinese. Qui acquistarono una casa che era posta all’interno della cortina della chiesa vicina ad altre proprietà di forestieri, i Melos, i Battistini, gli Ottoboni. Si trattava di una sorta di ufficio che permetteva di gestire le proprietà acquistate, ma con l’andare del tempo nella famiglia maturò il proposito di costruire su questo sito una sorta di villa. L’area era estremamente contenuta e difficile perché la casa si appoggiava al muro difensivo medievale. Per riuscire a progettare una residenza in forma di palazzo urbano i Cattaneo dovettero acquistare le case limitrofe. Gli acquisti furono fatti a partire dal 1703 e un disegno del 1718 ci mostra il palazzo già costruito in forma di villa. La residenza dei Cattaneo era stata già edificata ed era completamente circondata dallo spazio pubblico Sostanzialmente addossata alla chiesa la nuova residenza aveva due facciate. La principale guardava a sud, verso San Rocco, ed era diaframmata dalla strada da un piccolo giardinetto formale. Sull’asse est ovest Il salone Passante si affacciava sul brolo e sulle dipendenze agricole che stavano al di la della roggia e della strada disegnando sopra al portone un ampio balcone. Sull’altro lato la residenza dei Cattaneo si affaccia sulla piazza della chiesa costruita proprio all’inizio del ‘700 demolendo gli edifici e le mura della cortina.

La Braida dei Correr era una grande area cinta da un alto muro e circondata a nord e a ovest dalla roggia diretta verso il molino. Archivio Cavalieri di Malta Venezia.
Foto storica della villa che si inserisce nello spazio pubblico del paese

La chiesa di San Rocco e il villaggio

Il principio di organizzazione dell’insediamento di San Quirino è leggermente diverso da quello di Romano. Qui le case agricole si disponevano direttamente sulla strada dando vita a una sorta di stretto corridoio sul quale si affacciavano i retri di case e stalle coperte per lo più in paglia prima dell’800. Non era il sole a determinare l’aspetto della strada, ma la reticenza a conservare una certa domesticità proteggendo il cortile dallo spazio pubblico. Lungo via San Rocco nel XV secolo, alla fine del rettifilo stradale fu costruito un piccolo altarino dedicato ai due protettori contro la peste Rocco e Sebastiano. Questo piccolo oratorio ha assunto il senso di un fondale contrapposto alla villa dei Cattaneo e una sorta di chiusura simbolica di una strada particolarmente larga per gli usi del tempo. In realtà questo spazio pubblico era una sorta di piazza e un luogo in cui in antico si raccoglievano gli armenti che tornavano dal pascolo. La chiesetta fu ampliata nel XVIII secolo epoca alla quale va attribuito il portale dell’Antonelli di Dardago (1713) e forse la Trinità e Santi di un anonimo friulano. Nel secolo seguente l’oratorio fu ampliato a cura di Giovanni Gardonio di Cordenons e a quel periodo (1886-1887) vanno ricondotte le pesanti decorazioni a stucco che caratterizzano l’interno, mentre meno pesante è la Madonna della Salute del veneziano Francesco d’Orazi eseguita tra il 1855 e il 1856. Di pregevole fattura la statua in legno di fattura seicentesca che rappresenta il santo protettore.

Foto storica della via San Rocco
 

Il paesaggio perduto delle “tese”

Nel periodo bassomedievale le regioni agrarie erano solo due, quella dei terreni privati e coltivati interni al villaggio e quella delle praterie pubbliche esterne ai recinti produttivi.
Il paese era legato alle periferie pastorali da strade campestri cintate perché quotidianamente gli animali uscivano al pascolo e poi rientravano in paese.
A partire dal ‘500 i comuni cominciarono a vendere alcuni brani di terra pubblica per appianare le urgenze economiche dell’amministrazione. Queste terre sono riconoscibili perché esterne ai sestrieri di San Quirino di tradizione medievale e perimetrati da una linea rossa e dai prati pubblici in verde intenso.
Questi spazi di recente espansione agraria erano caratterizzati dalle “tese” che erano degli edifici privati ma di uso temporaneo. Piccoli fienili caratterizzarono i nuovi paesaggi. Qui i privati stoccavano fieno che sarebbe poi stato portato alle stalle in paese. Questi edifici, che nel nome ricordano il tema di portici agricoli, erano probabilmente costruiti in legno. Oggi le tese non ci sono più e al loro posto troviamo delle case che hanno un carattere quasi urbano, oppure terre arative che hanno preso il posto dei prati dopo l’arrivo dell’irrigazione. Rimane invece la strada che metteva in collegamento le stalle del paese con i pascoli. Lungo queste strade, dette anche argentarie, gli animali uscivano alla mattina e rientravano alla sera.