La scoperta dei resti dell’antica strada romana
Questo percorso cerca di ripercorrere alcuni tratti della strada romana detta Postumia nei tratti scomparsi di Fiume Veneto e nei punti di evidenza a Zoppola.
La scomparsa della strada antica, costruita a partire dal 148 aC per collegare Genova con Aquileia, è dovuta all’abbandono altomedievale che comportò una grande trasformazione paesaggistica con l’espansione delle foreste umide e un evidente disordine idraulico che difficilmente fu affrontato con opere di nuova colonizzazione in età bassomedievale. Anche il piccolo villaggio di Marzinis sorto sulla strada entrò in crisi e fu sostanzialmente ricostruito nell’800 come una sorta di grande azienda agricola. L’ambiente delle foreste antiche è oggi tutelato nei pochi brani del Sito di Interesse comunitario del Bosco di Marzinis.
Il punto di ritrovo è presso il parcheggio posto nei pressi della chiesa di Orcenico di Sotto il 20 Novembre 2022 alle ore 9:30.
Gli autisti alla fine dell’escursione verranno riaccompagnati alle auto.
Le prenotazioni sono chiuse in quanto è stato raggiunto il numero massimo di partecipanti.
Invia la richiesta di prenotazione a: info@magredierisorgivefvg.euoppure chiama: +39 340 8645094 (Moreno)
Tempo di percorrenza: 7 ore
Numero massimo di partecipanti: 40 persone
Pranzo: pranzo al sacco
Un inquadramento geografico
La seconda escursione ci permetterà nuovamente di cogliere il passaggio tra alta e bassa pianura lungo una speciale direttrice. Per anni si è pensato che una strada dritta che partiva da Marzinis e finiva tra Orcenico e Casarsa fosse il decumano maggiore della centuriazione di Concordia Sagittaria. Invece da una decina di anni sembra assodato che questo tratturo di campagna è invece la storica strada romana voluta nel 148 a.C. dal console Postumio Albino per collegare due dei principali porti della penisola: Genova e Aquileia.
La strada con il tempo scomparve per l’azione dei cambiamenti climatici e degli abbandoni, e in alcuni casi anche per la riorganizzazione delle proprietà agrarie. Questo carattere disordinato delle ricolonizzazioni bassomedievali ai danni delle ampie foreste si vede ancora bene nel disegno del particellato. L’alta riva sulla quale sorse nel medioevo l’insediamento lineare e sparso di Fratte racconta, anche nel toponimo, gli ultimi eventi della distruzione delle grandi foreste che avevano sommerso l’antica Postumia.
La strada romana
Poco a monte della chiesetta di San Girolamo, inquadrata da un doppio filare di alberi, si rintraccia la strada Postumia in tutta la sua considerevole dimensione. Il rilevato stradale è ancora visibile rispetto ai piani di campagna e al centro del rilevato corre la strada sterrata non dissimile dalle altre del territorio. Da qui fino a Casarsa il manufatto può essere riconosciuto nella sua interezza. La strada Postumia attraversava tutta la Pianura Padana collegando il Mar Ligure con l’alto Adriatico e Aquileia. La costruì Postumio Albino nel 148 a.C per collegare il porto genovese con quello adriatico. Le finalità della strada erano militari perché permetteva di spostare velocemente l’esercito in una pianura incerta dal punto di vista idrogeologico e non ancora completamente colonizzata. Sul finire dell’800 Camillo Panciera dei signori di Zoppola tentò una ricognizione accurata individuando un tracciato che da Pasiano saliva in direzione nord-est alla volta del Tagliamento giungendo nelle vicinanze di Valvasone.
Il SIC del Bosco di Marzinis
La zona di Marzinis era un tempo ricca di boschi. Oggi rimane un resto di questo antico ambiente nel cosiddetto Bosco di Marzinis ormai ridotto a una striscia di alberature lungo le risorgive. Nonostante tutto questo fragile ambiente contiene alcune importanti olle di risorgiva ancora ben conservate e piante tipiche del sottobosco planiziale. Non a caso questo ambiente è diventato un importante area protetta dall’Unione Europea e riconosciuta come Rete Natura 2000. Qui i naturalisti dell’Università di Udine ci racconteranno le particolarità di questo ambiente umido.
La chiesa di San Girolamo e il giovane Pordenone
Nata in adiacenza alla vecchia strada Postumia la chiesetta di San Girolamo di Marzinis era il centro di un villaggio sparso che ora non si vede più, come non si percepisce la maglia centuriata dell’agro concordiese. Eppure, la chiesa sorse a fianco della strada romana. L’edificio fu probabilmente ricostruito o ampliato dopo che questo territorio entrò a far parte della giurisdizione dei Panciera i nuovi signori di Zoppola (1403) e il bel ciclo di affreschi conservato all’interno lascerebbe intravvedere l’intervento economico della famiglia documentata da due stemmi.
La chiesa, in seguito agli interventi di restauro iniziati ancora nel 1995, ha rivelato la presenza di affreschi straordinari, certamente per l’apparato iconografico, ma soprattutto per l’attribuzione di parte di questi a Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone. L’escursione ci darà la possibilità di entrare all’interno della piccola cappella e vedere questo patrimonio quasi mai aperto al pubblico.
La chiesetta ha aula unica ha un presbiterio rettangolare rialzato e coperto da una volta a crociera affrescata nei primi anni del ‘500 e ora restaurata nella complessità iconografia di un ciclo che nelle pareti era stato coperto da uno strato di intonaco (2004-2007). Nelle vele sono rappresentati i Padri della Chiesa seduti su troni marmorei rinascimentali, mentre negli angoli inferiori delle quattro vele si trovano i simboli degli evangelisti e quattro profeti. Nel sottarco sono rappresentate a mezzo busto alcune sante, tra le quali Barbara, Lucia, Orsola, Caterina e Agata. Gli affreschi recentemente scoperti sotto agli intonaci delle pareti raccontano la vita di Maria alla quale era originariamente dedicata la piccola chiesetta.
Marzinis: da villaggio ad azienda agricola
Nel Medioevo Marzinis era un comune autonomo con una popolazione concentrata probabilmente attorno all’attuale chiesetta poco distante dal Sile, ma di quell’assetto antico rimane davvero poco. Il villaggio, probabilmente in legno, si trovava all’interno di un paesaggio caratterizzato da ampie aree pubbliche di pascoli e boschi. Un documento del 1340 ricordava come il patriarca Bertrando permetteva a quelli di Cusano di pascolare, raccogliere strame di palude e fieno, ma “nec non quod buscare possint super territorio nostro a Marzinis usque ad Fossam malariam, preterquam in silvis et nemoribus bannitis”. Si citavano quindi importanti foreste soggette a divieto d’uso.
Marzinis non era un villaggio di contadini ricchi e in quegli anni era un insediamento in crisi tanto che il 18 dicembre del 1352 finì nelle mani di un banchiere fiorentino che viveva a Udine, Manfredo Soldonieri. C’erano quindi diritti complessi su questo territorio che nel 1429 per 367 ducati d’oro fu venduto da Odorico Soldonieri di Udine ai Panciera che dal 1403 erano diventati signori di Zoppola. Questi con un’azione di prestiti e di acquisti contribuirono a una sostanziale crisi insediativa determinando il controllo della famiglia feudale sostanzialmente su tutte le terre del villaggio. Da allora Marzinis si trasformò in una azienda e le successive modifiche modificarono in modo radicale l’insediamento. Lungo il fiume i Pancera costruirono un mulino e una cartiera.
Marzinis fu rifondato nella seconda metà dell’800 dai Panciera ricostruendo quasi tutti gli edifici per il bestiame e gli agricoltori. La popolazione crebbe al punto che il 18 gennaio del 1910 in un annesso dei Panciera fu attrezzata una scuola pubblica per i bambini della borgata. Nel 1940 fu costruito l’edificio adibito a stalla facente parte del complesso a corte a cui si accedeva tramite in cancello affiancato da un campanile. Il lato prospiciente la corte presenta due piani aperti per ricovero attrezzi e macchinari.
Le cambiate esigenze aziendali hanno desertificato il paese e le architetture di un secolo prima sono diventate progressivamente delle affascinanti rovine. Lo stesso è accaduto per l’importante cartiera e anche per il maglio e il mulino posto più a valle. I terreni coltivati hanno assunto un aspetto mano a mano più semplificato mentre le aree più umide e la zona delle olle si sono progressivamente trasformate in boschetti. Oggi il borgo, quasi deserto, dialoga con la piccola selva abitata da animali selvatici.
La cartiera
Lungo il percorso potremo vedere un resto di archeologia protoindustriale rarissima, una cartiera del XVIII secolo. Le cartiere nella zona delle risorgive erano abbastanza diffuse a Pordenone, Cordenons, Porcia, Sacile e nella piccola Marzinis. Del resto oltre alla necessità di sfruttare la forza idraulica costante garantita dalle risorgive era necessario far macerare nei laghetti con acqua leggermente mossa i materiali da raffinare e poi inviare alla produzione.
La Postumia scomparsa
La strada Postumia nel medioevo non era più visibile per la maggior parte del suo tracciato, eppure alcuni tratti di strada in qualche modo furono riconosciuti in epoche successive durante le complesse fasi della nuova colonizzazione basso medievale. Infatti, non si spiegherebbe come mai la direttrice di un fosso di bonifica a Bannia segua perfettamente l’orientamento della strada come pure l’organizzazione dei campi le direttrici ortogonali della centuriazione. In questo caso il canale della bonifica che costeggeremo è una sorta di metafora alla storica strada romana. Una strada che con il tempo e l’azione degli agenti atmosferici e naturali (impaludamento, subsidenza, forestazione spontanea) finì per scomparire quasi completamente. Gli orientamenti dell’organizzazione territoriale mantennero un vago orientamento simile alla centuriazione, ma in realtà la strada scomparve nelle depressioni e perché nascosta dalla deposizione di limi e detriti vegetali. Sepolta in mezzo alla foresta la strada romana scomparve mentre alcuni percorsi perpendicolari e paralleli alla strada rimasero in uso come la direttrice Bannia-Fiume.
Azienda Agricola Ricchieri
Scendendo verso Azzano X raggiungeremo un’importante azienda agricola di proprietà pubblica che viene gestita costruendo azioni sperimentali di grande interesse. Nell’azienda che fu donata dai Ricchieri al comune di Fiume Veneto, gestita per alcuni decenni dalla provincia di Pordenone e ora oggetto di particolari attenzioni da parte della Regione. Quest’ultima ha contribuito a promuovere l’esperienza di selezione di una razza bovina. Qui opera la Pezzata Rossa Innovazione e Servizi s.r.l. che è senza dubbio uno degli elementi di valore dell’Azienda Agricola Sperimentale F. Ricchieri.
Gli esperti del dipartimento di Agraria dell’Università di Udine ci guideranno nella visita all’azienda spiegandoci le particolari condizioni di questo progetto. Qui Regione, Università e l’Associazione nazionale allevatori pezzata rossa italiana (Anapri) ha permesso di recuperare una razza che stava scomparendo, tanto che qui a Fiume Veneto ha sede il centro genetico dove si studiano e migliorano le qualità di questo bovino. Si tratta di un’antica razza locale, a triplice attitudine, latte, carne e fatica.
Una cooperativa postbasagliana: Il Seme
L’escursione finirà attraversando i terreni della Ricchieri in parte condivisi con uno straordinario progetto di agricoltura sociale, quello messo in piedi da il Seme. La Cooperativa Sociale IL SEME è nata nel 1981 con il contributo del Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone, con il quale collabora nella gestione dei programmi di reinserimento al lavoro. In sostanza è la più vecchia cooperativa di tradizione basagliana che operi nel settore dell’agricoltura. Ha la sua sede in località Le Fratte a Fiume Veneto di Pordenone,nei pressi della struttura Riabilitativa del Dipartimento di Salute Mentale dell’A.S.S. n. 6 “del Friuli Occidentale”.
Per lo svolgimento delle proprie attività la cooperativa conduce in affitto circa tre ettari di terreno di proprietà del Comune di Fiume Veneto, sui quali sono stati installati circa 6000 mq. di serre. Le attività che coinvolgono molte persone che hanno dei problemi e diverse abilità sono quelle dell’orticoltura e della floricoltura rappresentate nei due spacci.
L’escursione finirà alle 16,00 con la visita dell’azienda predisposta dagli operatori.
Alla fine riaccompagneremo gli autisti alle auto lasciate al punto di partenza.