Il mondo della birra è complesso, ma normalmente si identificano due macrocategorie: le birre ad alta e a bassa fermentazione. Le prime si ottengono con l’aggiunta del lievito Saccaromyces cerevisiae, che lavora tra i 16 e i 23°C, dopo tre o quattro giorni risale in superficie, da cui il nome “alta fermentazione”; mentre per la produzione delle birre a bassa fermentazione si usa il Saccharomyces carlsbergensis, che lavora a temperature più basse, tra i 5 e gli 8°C e al termine del processo di fermentazione sedimenta in fondo al serbatoio.
Generalmente, le birre ottenute con quest’ultimo processo hanno un aroma più delicato e dissetante, mentre le altre hanno aromi più complessi, intensi e una consistenza più piena.
Per identificare le birre, si ricorre agli “stili” ovvero alle famiglie birrarie. Si tratta di una classificazione non univoca, che aiuta a identificare un genere sia tra produttori che consumatori.
Le birre più comuni, a bassa fermentazione, sono: le lager, pilsener o pilsner, strong lager e bock; mentre tra quelle ottenute con l’alta fermentazione ricordiamo, tra le tante, le Alt, Weizen (Hefe, kristall, dunkel, bock), India pale ale (IPA), porter, stout, biere blanche, abbazia, trappiste
Durante la degustazione le caratteristiche sensoriali valutabili sono:
ASPETTO VISIVO: persistenza e grana della schiuma, colore della birra, aspetto (torbido, velato, limpido e brillante)
ASPETTO OLFATTIVO: intensità, sentore vegetale (legnoso, fieno, frutta secca), cereali, tostato, fruttato, floreale, speziato, luppolo, erbaceo. Tra i difetti si ricordano: gusto di luce (selvatico, puzzola), composti solforati, diacetile (burro, latte), dimetilsolfuro (DMS) identificabile dall’odore di mais cotto, vegetali cotti, infine, i composti fenolici (odore di medicinali o aglio) e ossidato (cartone bagnato)
ASPETTO GUSTATIVO E AROMATICO: intensità dei gusti di base (amaro, acido, dolce, umami), aromi fruttati e/o vegetali, persistenza del gusto
ASPETTO TATTILE: corpo e frizzantezza